Sei un imprenditore e operi online? Per esempio, hai un e-commerce e stai pensando di limitare il diritto di recesso sul tuo sito? Oppure vuoi limitare la garanzia di sostituzione in caso di prodotto difettoso o stabilire dei costi a carico del consumatore? Ti stai chiedendo se puoi farlo e fino a che punto puoi spingerti?
Attenzione! Puoi fare delle scelte, ma esistono alcuni limiti inderogabili alle clausole vessatorie, posti a tutela del consumatore. Come saprai, il legislatore italiano, sulla spinta dell’Unione Europea, dedica sempre più attenzione alla figura del consumatore.
Proprio nell’ambito della tutela dei consumatori, oggi vogliamo parlarti delle clausole vessatorie e dei loro limiti. Per non rischiare sanzioni, o problemi al tuo sito che potrebbero penalizzare la tua attività, come devi comportarti per operare nel rispetto della legge? È fondamentale, a tal proposito, prestare attenzione all’inserimento nei contratti di clausole vessatorie che potrebbero danneggiare il consumatore! Continua a leggere questo articolo per saperne di più e rivolgiti a un avvocato esperto nei business online per non commettere errori.
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Cosa sono le clausole vessatorie
Il contratto è l’accordo con cui le parti stabiliscono obblighi e diritti. La sottoscrizione del contratto vincola i contraenti all’osservanza del suo contenuto. All’interno del contratto – per esempio nei Termini e Condizioni del tuo sito – possono essere previste delle clausole particolarmente onerose per il consumatore che aderisce. Il Codice del Consumo detta una specifica disciplina per le clausole vessatorie a danno del consumatore e stabilisce alcuni limiti. Oggi vogliamo occuparci di questa. Per dovere di completezza ti segnaliamo che anche nel codice civile è contenuta una disciplina in tema di clausole vessatorie. La differenza è che la disciplina dettata dal Codice del Consumo agli articoli 33 e seguenti è specifica per il consumatore. Quella del codice civile è, invece, una disciplina generica, applicabile a tutti i casi di squilibrio contrattuale tra due controparti. Continua a leggere l’articolo per scoprire nel dettaglio cosa prevede il Codice del Consumo in tema di clausole vessatorie.
La particolarità delle clausole vessatorie del Codice del Consumo
La particolare posizione del consumatore, come parte debole del rapporto giuridico, giustifica la disciplina di maggior favore dettata a suo vantaggio nel Codice del Consumo con la specifica trattazione delle clausole vessatorie ai suoi danni e dei limiti che l’imprenditore deve rispettare.
Il Codice del Consumo definisce genericamente vessatorie le clausole che, nel contratto tra professionista e consumatore, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.
A norma del Codice del Consumo, le clausole che risultino vessatorie sono nulle, ferma restando la validità della restante parte del contratto. Il giudice può, su richiesta del consumatore o anche d’ufficio, dichiarare la nullità delle clausole che ritiene vessatorie.
Viene poi fornito un elenco di clausole da considerarsi vessatorie. Attenzione! Ti stai chiedendo se queste clausole sono tassative? No, non lo sono. Questo significa che possono esistere delle ulteriori clausole non indicate nel Codice del Consumo da qualificarsi ugualmente come vessatorie.
Alcune clausole sono, poi, sottratte al controllo di vessatorietà. Si tratta di quelle che determinano le prestazioni principali che costituiscono oggetto del contratto, come quelle che individuano la natura e le caratteristiche del bene o del servizio fornito dal professionista, o quelle che stabiliscono la somma di danaro che il consumatore si impegna a versare al professionista. La condizione però è che queste prestazioni siano state individuate in modo chiaro e comprensibile.
Non possono, inoltre, essere considerate vessatorie le clausole che riproducono disposizioni di legge e quelle che sono state oggetto di trattativa individuale con il consumatore.
Inoltre, è stato previsto che le clausole proposte al consumatore per iscritto debbano essere redatte in modo chiaro e comprensibile. In caso di dubbio interpretativo, devono essere interpretate nel senso più favorevole al consumatore.
L’accertamento della vessatorietà delle clausole
Come si accerta che una clausola è vessatoria?
Come abbiamo anticipato, il Codice del Consumo impone di fare riferimento alla natura del bene o del servizio oggetto del contratto e alle circostanze esistenti al momento della sua conclusione, oltre che alle altre clausole del contratto medesimo o di un altro collegato o da cui dipende.
La valutazione del carattere vessatorio della clausola non attiene alla determinazione dell’oggetto del contratto, né all’adeguatezza del corrispettivo dei beni e dei servizi, purché tali elementi siano individuati in modo chiaro e comprensibile.
Ricorda che non sono vessatorie le clausole che riproducono disposizioni di legge ovvero che siano riproduttive di disposizioni o attuative di principi contenuti in convenzioni internazionali delle quali siano parti contraenti tutti gli Stati membri dell’Unione Europea o l’Unione Europea.
Inoltre, non sono vessatorie le clausole o gli elementi di una clausola che siano stati oggetto di trattativa individuale.
Nel contratto concluso mediante sottoscrizione di moduli o formulari, incombe sul professionista l’onere di provare che le clausole, anche se da lui predisposte unilateralmente, siano state oggetto di specifica trattativa con il consumatore.
Rimedi e sanzioni
Come abbiamo già detto, la disciplina sulle clausole vessatorie è volta alla tutela del consumatore.
Quale sanzione è prevista in caso di vessatorietà di una clausola? Abbiamo già parlato della nullità delle clausole. Questa nullità non colpisce l’intero contratto, che resta efficace.
Si tratta di una nullità applicabile unicamente a vantaggio del consumatore. Il consumatore dovrà rivolgersi al giudice per far sì che una clausola sia dichiarata nulla perché vessatoria.
Tuttavia, il giudice può rilevare la vessatorietà di una clausola anche d’ufficio. Perché? Lo ripetiamo. Il consumatore è la parte debole del rapporto giuridico e per questo motivo gode di una tutela maggiore e di una disciplina giuridica di favore.
Ai sensi del Codice del Consumo, inoltre, le Associazioni dei consumatori e dei professionisti e le Camere di Commercio possono esercitare un controllo sulle condizioni generali di contratto e sono legittimate a proporre l’inibitoria.
Infine, è prevista una tutela amministrativa contro le clausole vessatorie. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è legittimata a intervenire, anche d’ufficio, perché dichiari la vessatorietà delle clausole inserite nei contratti tra professionisti e consumatori conclusi mediante adesione a condizioni di contratto o con la sottoscrizione di moduli o formulari.
Le imprese possono interpellare l’Autorità con riferimento alle clausole contrattuali che intendono predisporre nei contratti con i consumatori per richiedere un parere preventivo, volto ad evitare sanzioni.
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Conclusioni e consigli
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